martedì 8 dicembre 2009

Due briganti tentano di rapire il figlio del barone Salvatore Drammis e muoiono alle grotte di Cirasia.


Nella foto a sinistra, alcuni briganti calabresi dell’epoca.


Alla luce di nuovi documenti possiamo chiarire la questione dei due briganti morti in una grotta nei pressi di Scandale nel 1863. Fino a questo momento c’era soltanto il racconto un po’ romanzato di Nicola Tiano fatto a suo tempo sia a Gian Paolo Callegari, che scrisse il romanzo “I Baroni”, sia ad altre persone di Scandale.

Il barone Drammis, che per quasi tutto l’Ottocento risulta proprietario di Galloppà, aveva lì una vera e propria industria agricola, oltre ad un allevamento di cavalli che faceva invidia a molti. Vi si fermava soprattutto nei periodi estivi. Il primo aprile del 1863, si racconta, due briganti tentarono di rapire il figlio Nicola mentre transitava a cavallo nei pressi di Corazzo. Il giovane riuscì a scappare fino a casa e raccontò l’accaduto.

Il Barone venne a sapere che uno dei due briganti era nientemeno che il nipote del guardiano del portone del suo palazzo di Scandale, Don Ciccio Piccolo di Policastro, un uomo alto e robusto che da molti anni era alle sue dipendenze. Il Barone si presentò da lui con una pistola carica e gli disse: “O mi consegni tuo nipote o ti spari”. Allora Don Ciccio si recò con gli uomini del Barone alle grotte di Cirasia, vicino al paese, dove era nascosto il nipote e gridando gli intimò di uscire, ma il nipote si mise a gridare: “Sei un traditore, vattene da qui”. A quel punto gli uomini del Barone appiccarono fuoco all’entrata della grotta: quando tutto finì entrarono e trovarono i due con la testa conficcata in una buca nell’estremo tentativo di salvarsi. Questa storia finì davanti alla Commissione Provinciale per la lotta al brigantaggio e pubblicata l’anno dopo.

Approfitto di questo articolo per chiarire che il segretario del barone Drammis non si chiamava Critelli, come abbiamo scritto, in mancanza di documenti ufficiali, nella “Storia di Scandale” a pagina 119, ma Raffaele Brittelli, come si può vedere nel documento che segue.


Commissione Provinciale di Calabria Ultra IIª, Relazione del Prefetto alla Commissione. - L’Indipendente, anno V, n°145, p.4, venerdì 1 luglio 1864, Napoli.


“L’uccisione poi dei briganti Rosario Mangone e Luigi Romano è devoluta interamente allo zelo del sig. barone Drammis, che, venuto appena in conoscenza che detti briganti nascondevansi in una grotta nel territorio di Santa Severina, spediva subito i propri guardiani a combatterli. E fra i guardiani si distinsero maggiormente il sig. Raffaele Brittelli che li comandava, nonché i nominati Francesco Piccolo, Luigi Rizzo e Gennaro Gimigliano che non curando la propria vita si cacciarono coraggiosamente nella grotta e sostennero replicando le prime scariche dei briganti, senza, per fortuna, riportare ferite.
Non è a tacersi come il nominato Domenico Tallarico servisse di guida ai guardiani del Drammis, e come nell’ora dell’azione si spingesse anch’egli dentro la grotta esplodendo il proprio fucile, e finalmente come rimanesse leggermente ferito.
Passando per ultimo alla presentazione dei briganti Mario e Gigliotti, mi è grato rilevare che anche questa fu opera del barone Drammis, il cui nome ha sempre figurato ed in modo assai lusinghiero in tutte le circostanze nelle quali si trattò della distruzione del brigantaggio e della tutela dell’ordine pubblico e della pubblica sicurezza.
A mio credere, ciascuno per la sua parte e nei modi che la Commissione nella sua saviezza reputerà convenienti, tutti gli individui che ho sopra designati si resero meritevoli di un qualche remunerazione sia onorifica sia pecuniaria; ne fa d’uopo osservare che una ricompensa qualsiasi in questi casi riuscira efficacissima nella totale distruzione del brigantaggio, dappoichè servendo da emulazione, inviterà i paesani a darsi con più animo a coadiuvare la forza nel combattimento.
Non saprei poi dar fine alla presente relazione senza portare a notizia delle SS. LL. che per debito di giustizia ho segnalato al superiore Governo la non comune energia, solerzia e capacità che hanno dimostrato nella repressione del brigantaggio i sotto-prefetti di Nicastro e di Crotone.
Elenco degli individui che si distinsero contro i briganti.
-Barone Drammis sig. Nicola, senza parlare dei molti servigi da lui resi nella repressione del brigantaggio spiccò i propri guardiani a combattere i briganti Romano e Mangone che per opera di questi perirono; mercé sue cure si presentarono i briganti Marino e Gigliotti; la Commissione raccomanda al Governo sì distinto cittadino e rilascia intanto a di lui favore un solenne attestato di benemerenza.
-Brittelli Raffaele, guardiano - Piccolo Francesco, guardiano; -Rizzo Luigi, guardiano; -Gimigliano Gennaro, guardiano; -Tallarico Domenico, guardiano.
Si cacciarono pei primi nella grotta ove si annidavano i briganti predetti senza curarsi dai colpi che dai briganti stessi partivano; posta a disposizione del signor Drammis la somma di lire 1.000, perché voglia distribuirla ai guardiani che più si distinsero.
La Commissione poi esprime il suo gradimento ai pubblici funzionari rammentati nella relazione del Prefetto che con la loro perseveranza ed abnegazione concorsero ai prosperi risultati di cui si è parlato in principio.
Il Prefetto B. Cusa, Il Segretario G. Nencioli”.

Altri documenti che parlano di questo fatto di cronaca si trovano all’Archivio Centrale dello Stato. Ministero dell’Interno, Ordini Cavallereschi Nazionali, Barone Salvatore Drammis, fascicolo n°907, busta 19.
Ne parla anche Piero Crociani, Guida al Fondo “Brigantaggio”, Stato Maggiore dell’Esercito, Ufficio Storico, Roma 2004, p. 201.